sabato 3 novembre 2018

Il concetto di Guerra in politologia. La guerra interna la rivoluzione

Per definire il concetto di guerra da un punto di vista politologico occorre necessariamente risalire al concetto di conflitto e da questo a quello del rapporto politico. Quest'ultimo può infatti definirsi secondo diverse accezioni che si basano tutte sul concetto di ambivalenza in quanto la politica da una parte esclude, colui che non fa parte di una certa comunità, dall'altro è invece inclusiva.

Il nesso tra politica, amicizia e inimicizia risale a Platone, quindi esso è antichissimo e su questo nesso occorre partire per definire la politica come coincidente con il conflitto, ovvero il conflitto come essenza autentica, esclusiva della categoria del politico.

Schmitt ha approfondito il rapporto politico come antitesi tra amico/nemico, concludendo che tale distinzione è immanente ad ogni comportamento politico la quale può concretizzarsi nella possibilità reale dell'uccisione fisica.

Si arriva quindi a distinguere tra coloro che considerano il conflitto come elemento da cancellare dalla dimensione politica e chi invece considera il conflitto come ineliminabile da ogni comportamento politico. Tuttavia, quest'ultima concezione che identifica il concetto di politica in quello di conflitto trascura l'ambivalenza del rapporto politico fatto non solo di nemici ma anche di amici.

In estrema sintesi, l'analisi della realtà suggerisce che l'eliminazione completa e definita del conflitto non è possibile, e infatti da un punto di vista storico, le dottrine che predicano la fine del conflitto è si è sempre risolta in una accentuazione della logica conflittuale.

Il problema della politica non è quindi la cancellazione del conflitto ma è come affrontarlo e gestirlo.

La Guerra.


Premesso che il conflitto è ineliminabile dallo scenario politico perché la politica è esclusiva ed inclusiva avendo un carattere ambivalente, nell'ambito dei conflitto possiamo distinguere una species che è la guerra.

La guerra la possiamo definire come un 
conflitto tra gruppi politici indipendenti o considerati tali, la cui soluzione viene affidata all'uso organizzato della violenza intesa come forza fisica diretta ed intenzionale posta in essere da un soggetto attivo e respinta da un soggetto passivo (definizione di N. Bobbio)
Nella definizione di guerra di Bobbio possiamo quindi distinguere alcuni elementi caratteristici
  • esistenza di un conflitto
  • gruppi indipendenti
  • violenza fisica organizzata
  • soggetto passivo
La violenza fisica dev'essere quindi organizzata nel senso che non dev'essere ricompresa nella definizione di guerra la violenza sporadica, non durevole o accidentale e disorganizzata. Si pensi quindi che non ogni episodio di lotta armata rientra nel concetto di guerra.

Sempre partendo dalla definizione di Bobbio possiamo prova a differenziare le guerre in 
  1. Guerra esterna tra Stati sovrani, detta anche guerra internazionale
  2. Guerra interna allo stato o guerra civile
  3. Guerra imperialista o coloniale
  4. Guerra di liberazione nazionale
La necessarietà della guerra. Abbiamo detto che per il filosofo Schmitt la guerra è il "mezzo politico estremo", per altri è l'ultima ratio della antinomia amico e nemico. Ovviamente non è possibile estendere il pensiero di Schmitt facendo esaurire la politica nel conflitto, in quanto non si andrebbe nuovamente a considerare l'ambivalenza della politica.

Le teorie. Secondo una parte della dottrina la guerra configura pertanto come lo sbocco naturale di ogni conflittualità derivandone una realtà permanente di guerra, è la concezione della guerra come necessaria, ineliminabile e inevitabile iscritta nell'esperienza collettiva degli uomini e della loro storia.

La seconda teoria considera la guerra invece come un evento possibile. Essa si configura, per il rapporto ambivalente della politica, come un evento non necessario ma possibile. Le guerre sono tanto poco necessarie che l'uomo ha inventato una istituzione atta ad impedirle, almeno in un determinato ambito, ovvero il monopolio della forza legittima.

Quindi non esistono secondo questa concezione ragioni definitive per affermare che la guerra sia deterministicamente appartenente all'umanità.

Ciò che assume rilevanza, al contrario è il tasso di probabilità, ed è in tale contesto che gioca un ruolo rilevante la capacità di sintesi politica, ovvero la possibilità di trovare un accordo tra le parti. A seconda della capacità di sintesi di espandersi nel tempo e nello spazio il relativo fattore di pace interna dominato dal monopolio della forza può comportare o meno l'avvio di una guerra.

Da un punto di vista di espansione nello spazio si può prendere come esempio l'Impero, che sia esso quello romano o babilonese la storia ha insegnato che il sistema politico unico tende ad autodistruggersi generando al suo interno nuove polarizzazione. Se da un lato l'amicizia viene raggiunta mediante conquista e non mediante consenso dall'altro l'inimicizia e l'estraneità non vengono dissolte ma diventano invece interne. Quindi neppure l'impero riesce a rendere di tasso di probabilità della guerra modesto anche se la pax interna può assicurare un relativo periodo di pace medio lungo.

Terza concezione della guerra, è quella che la definisce come un elemento del continuum politica-guerra (Bobbio). La pace diventa quindi come non guerra, essendo quest'ultima inevitabile. La pace è in sostanza una parentesi tra una guerra e l'altra.

A tale concezione sono mosse delle critiche in quanto essa secondo alcuni autori nasce da un errore metodologico, in quanto la guerra viene intesa in tale concezione come lo stato più frequente, tuttavia essa non considera la monopolizzazione della forza come istituzione per il mantenimento della pace.
Pertanto, il continuum corretto è quello di pace-politica-guerra.

Guerra interna

In tal caso devono essere prese in considerazioni le divisioni esistenti all'interno della sintesi politica statuale o nazionale, suscettibile di articolazioni in famiglie, cLan, fazioni, ecc con i propri interessi e orientamenti. Quest'ultime possono dare vita a sub-sintesi talmente orti da superare le spinte aggreganti della sintesi politica nazionale, tale che l'antinomia amico/nemico si presenta al'interno della sintesi politica arrivando fino alla lotta armata.

Rivoluzione

Una species del genere guerra civile o interna è la rivoluzione che può essere definita come una guerra interna nella quale prevalgono i fautori di un cambiamento profondo dando luogo all'instaurazione di un nuovo ordinamento giuridico e politico.

Appunti tratti da Lineamenti di Scienza Politica di G. Fisichella

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