martedì 2 dicembre 2008

Appunti su l’uomo politico ed il concetto di politica di Antonio Gramsci

La politica ne ha tante di definizioni – e sono numerosi gli scienziati della politica che ne hanno date di definizioni – e gli attori dello stesso sistema politico (come i partiti), altrettanto.

Tralasciando le correnti dottrinali della politologia sul concetto di politica, che vedono il concetto di conflitto (Schmitt), e la risoluzione dello stesso, un ruolo centrale nella definizione, concentriamoci sul pensiero di Gramsci



Si tratta di una delle definizioni che più affascinano, e che oggi sono etichettate come la “visione romantica” dell’agire dell’uomo in politica:“il politico in atto è un creatore, un suscitatore, ma non crea dal nulla, né si muove nel vuoto torbido dei suoi desideri e sogni … Applicare la volontà – scrive Gramsci – alla creazione di un nuovo equilibrio delle forze realmente esistenti e operanti, fondandosi su quella determinata forza che si ritiene progressiva”.

Quindi per il fondatore del PCI, il politico è dapprima uno studioso della realtà, dell’ambiente politico e sociale, approfondisce la storia, l’economia. Il politico gramsciano deve avere il coraggio dell’utopia, ma non l’utopia delle mete irrealizzabili, ma quella “utopia strategia” delle impossibilità relative, cioè quello che è impossibile, è solo dipendente da.

Gramsci, anche nei suoi quaderni scrive molto del concetto di politica, critica la riduzione del Croce alla politica come passione. Croce, secondo Gramsci, riduce l’atto politico all’attività dei singoli capipartito, che per soddisfare la loro passione si costruiscono, nei partiti, gli strumenti adatti al trionfo. “Ma tutto ciò – commenta Gramsci – non spiega nulla”. I partiti sono sempre esisti, permanentemente, anche se con altre forme ed altri nomi, ed una passione permanente è un controsenso, ed ancor di più è sempre esistita una organizzazione permanentemente militare, la quale educa a compiere a sangue freddo, senza passione l’atto pratico più stremo, l’uccisone di altri uomini che sono singolarmente odiati dai singoli ecc…

La volontà politica deve avere qualche altra molla oltre la passione, una molla di carattere anche’essa permanente, ordinata, disciplinata. Non è detto che la lotta politica, come la lotta militare, si risolvano sempre sanguinosamente, con sacrifizi personali che che giungono fino al sacrifizio estremo della vita.

Qui il concetto di politica, come concetto di conflitto ritorna, il conflitto come un evento probabile ma non impossibile

La diplomazia è appunto quella forma di lotta politica internazionel senza spargimento di sangue, senza guerra. Il solo paragone astratto tra forze militari e politiche di due stati rivali, convince il più debole a fare delle concessioni. Ecco un caso di passione ammaestrata e ragionevole. Nel caso dei capi e dei gregari, avviene che i capi e i gruppi dirigenti suscitano le passioni delle folle artatamente e le conducono alla lotta e alla guerra, ma in questo caso non la passione è causa e sostanza della politica ma la condotta dei capi che si mantengono freddamente ragionatori…

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