venerdì 7 dicembre 2007

Riflessioni sul Manifesto di Ventotene

Il manifesto di Ventotene scritto da Ernesto Rossi ed Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni, fu redatto, come riportato nel documento stesso, inizialmente nell’agosto del 1941, è costituito da 4 capitoli:

Crisi della Civiltà moderna
I compiti del dopo guerra – l’unità europea
I compiti del dopo guerra – la riforma della società
La situazione rivoluzionaria: vecchie e nuove correnti





Nel primo capitolo, viene sottolienato come l’indipendenza nazionale sia stata importante per il progresso, favorito la libera circolazione delle persone, ma anche come ed in nome della stessa si sia coltivato “il germe del nazionalismo imperialista” che ha portato allo scaternarsi delle guerre mondiali.

Il concetto di nazione dev’essere quindi rivalutato, non essendo più considerata come il prodotto della convivenza degli uomini, ma come un’entità negativa che porta gli stessi a ricercare uno “spazio vitale”, con mire espansionistiche e di dominio sugli altri popoli. “In conseguenza lo stato, da tutelatore della libertà dei cittadini, si è trasformato in padrone di sudditi, tenuti a servirlo con tutte le facoltà per rendere massima l’efficenza bellica”, attraverso lo Stato totalitario.

Al dogmatismo (la supremazia dell’oggetto rispetto al soggetto, della realtà sull’idea) autoritario, viene contrapposto lo spirito critico; la libertà spirituale, a cui è dovuta la maggior parte delle scoperte ha però ceduto alla nascita dello Stato Totalitario.

Lo stato totalitario, ha trovato la sua espressione nella Germania nazista e la “sua vittoria significherebbe il definitivo consolidamento del totalitarismo nel mondo…”

“La tradizionale arroganza e intransigenza dei ceti militari tedeschi può già darci un’idea di quel che sarebbe il carattere del loro dominio dopo una guerra vittoriosa.”

Il secondo capitolo viene introdotto con una visione dello scenario del dopo-guerra con la sconfitta delle forze dell’Asse, e la messa in guardia contro le forze conservatrici, forze armate, manarchie, vertici ecclesiastici e proprietari fondiari per mantenere la loro supremazia, tramite “l’uso” del sentimento patriottico, con lo scopo di restaurazione dello Stato Nazionale, in un clima di falsa democrazia. Viene posto il problema di una eventuale convivenza con lo stato nazista tedesco, incompatibile con gli assetti democratici futuri degli altri paesi europei.

Una critica forte viene indirizza alla Società delle Nazioni, considerando la “federazione europea è l’unica garanzia concepibile che i rapporti con i popoli asiatici e americani possano svolgersi su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un più lontano avvenire, in cui diventipossibile l’unità politica dell’intero globo.”

Nel terzo capitolo viene invece delienato il futuro in un’Eeuropa libera e unita, premessa necessaria per lo sviluppo della società moderna. Una “rivoluzione europe” di ispirazione socialista, “proporsi l’emancipazione delle classi lavoratrici e la creazione per esse di condizioni più umane di vita”.

Ma “La bussola di orientamento per i provvedimenti da prendere in tale direzione, non può essere però il principio puramente dottrinario secondo il quale la proprietà privata dei mezzi materiali di produzione deve essere in linea di principio abolita, e tollerata solo in linea provvisoria, quando non se ne possa proprio fare a meno”.

La collettivizzazione dell’economia, porta quindi della popolazione alla classe di “burocrati dell’economia”. Quindi il principio cardine del socialismo non è la sottomissione degli uomini all’economia, ma di un suo controllo ed indirizzo.

“La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa, caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio.”

Questo per in ventotiani significa che la nazionalizzazione deve avvenire per quelle imprese che si trovano in un regime monopolistico (società elettriche), o la loro attività è strattamente legata all’interesse collettivo, e per quelle imprese che hanno un gran numero di lavoratori e che operano in settori strategici dell’economia nazionale (industrie siderurgiche).

Avviare una riforma agraria che ridistribuisca razionalmente le terre che si sono accumulate in grandi proprietari terrieri, “passando la terra a chi coltiva, aumenti enormemente il numero dei proprietari, e ad una riforma industriale che estenda la proprietà dei lavoratori, nei settori non statizzati, con le gestioni cooperative.

Riformare il percorso formativo dei giovani, indirizzato non solo ai più ricchi ma anche ai giovani che non possono continuare gli studi per motivi economici, e quindi preparare gli stessi ad una adeguta formazione per l’avviamento al lavoro secondo la domanda del mercato. Per la classe meno abbiente.

“Coloro che riescono soccombenti nella lotta economica… dovrà perciò manifestarsi non con le forme caritative
on una serie di provvidenze che garantiscano incondizionatamente a tutti, possano o non possano lavorare, un tenore di vita decente…Così nessuno sarà più costretto dalla miseria ad accettare contratti di lavoro iugulatori”

“liberazione delle classi lavoratrici può aver luogo…on lasciandole ricadere nella politica economica dei sindacati monopolistici…i scegliere i fiduciari per trattare collettivamente le condizioni a cui intendono prestare la loro opera, e lo stato dovrà dare i mezzi giuridici per garantire l’osservanza dei patti conclusivi…”

Ulteriori considerazioni vengono poi fatte su due “degli istituti cosituzionali”, per la stragrande maggioranza lasciati in sospeso: la Chiesa:

“Chiesa cattolica continua inflessibilmente a considerarsi unica società perfetta, a cui lo stato dovrebbe sottomettersi, fornendole le armi temporali per imporre il rispetto della sua ortodossia. Si presenta come naturale alleata di tutti i regimi reazionari, di cui cerca approfittare per ottenere esenzioni e privilegi, per ricostruire il suo patrimonio, per stendere di nuovo i suoi tentacoli sulla scuola e sull’ordinamento della famiglia. Il concordato con cui in Italia il Vaticano ha concluso l’alleanza col fascismo andrà senz’altro abolito, per affermare il carattere puramente laico dello stato, e per fissare in modo inequivocabile la supremazia dello stato sulla vita civile. Tutte le credenze religiose dovranno essere ugualmente rispettate, ma lo stato non dovrà più avere un bilancio dei culti, e dovrà riprendere la sua opera educatrice per lo sviluppo dello spirito critico;”

le Corporazioni :

“…Nello stato totalitario le Camere corporative sono la beffa, che corona il controllo poliziesco sui lavoratori. Se anche però le Camere corporative fossero la sincera espressione delle diverse categorie dei produttori, gli organi di rappresentanza delle diverse categorie professionali non potrebbero mai essere qualificati per trattare questioni di politica generale, e nelle questioni più propriamente economiche diverrebbero organi di sopraffazione delle categorie sindacalmente più potenti. Ai sindacati spetteranno ampie funzioni di collaborazione con gli organi statali, incaricati di risolvere i problemi che più direttamente li riguardano, ma è senz’altro da escludere che ad essi vada affidata alcuna funzione legislativa, poiché risulterebbe un’anarchia feudale nella vita economica, concludentesi in un rinnovato dispotismo politico”

Il quarto capitolo del manifesto affronta la situazione rivoluzionari: “La caduta dei regimi totalitari significherà per interi popoli l’avvento della “libertà” sarà scomparso ogni freno ed automaticamente regneranno amplissime libertà di parola e di associazione.”

“Oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via vecchi fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge così diverso da tutto quello che si era immaginato, scartare gli inetti fra i vecchi e suscitare nuove energie tra i giovani. Oggi si cercano e si incontrano, cominciando a tessere la trama del futuro, coloro che hanno scorto i motivi dell’attuale crisi della civiltà europea, e che perciò raccolgono l’eredità di tutti i movimenti di elevazione dell’umanità, naufragati per incomprensione del fine da raggiungere o dei mezzi come raggiungerlo.”

Il documento dopo aver in chiusura delineato l’azione del movimento rivoluzionario termina con questa frase di chiusura:

La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà.

Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni

Nessun commento:

Posta un commento

I Magliari di Francesco Rosi con Sordi e Salvatori

I Magliari è un film che a prima vista sembra leggero, eppure è complesso, profondo, che impegna. Un film che ti fa alternare pensieri e ri...