lunedì 10 marzo 2008

Partito unico, la sola alternativa

In occasione degli Stati Generali è stato commesso un grosso errore: il processo costituente doveva essere condito di partecipazione, di apertura. Al popolo della sinistra che vuole unità, vera e credibile, è stato invece consegnato un patto federativo, un pacchetto di partiti uniti da un simbolo insapore ed inodore e del tutto autoreferenziale



Extraparlamentari, la sinistra italiana è fuori dal parlamento. E adesso? La domanda
come un' eco si riproduce in tutto il paese. Chi preoccupato, chi entusiasta, chi
indifferente di fronte alla grande sconfitta. Molti militanti sono ancora storditi dai
postumi, altri puntano il dito accusando ed arrivando a varie conclusioni, come quella
di un ritorno alla lotta armata.
Rifondazione si interroghi, i Verdi scelgano la loro strada, Sd proponga e rilanci
nuove costituenti. Ma, in fondo, tutti sappiamo che la strada da percorrere dovrebbe
essere un'altra.
I valori della sinistra sono irrinunciabili per il nostro paese, questo è certo, ma adesso
occorre interrogarsi su quale strada percorrere per raggiungere una rappresentanza
credibile.
Un grosso errore, a mio parere, è stato fatto in occasione degli Stati Generali della
Sinistra, da quel momento il processo costituente doveva essere condito di
partecipazione, di apertura. Il popolo della sinistra vuole unità, vera e credibile,
invece gli è stato consegnato un patto federativo, un pacchetto di partiti uniti da un
simbolo insapore ed inodore.
Stati Generali, un significato forte per un processo politico disegnato debole in
partenza.
Si era parlato di aprire le "case della sinistra", di costituire i comitati della Sinistra
Arcobaleno, ma a chi era rivolto l'appello? Ai partiti che organizzavano la campagna
elettorale, alla sommatoria dei gruppi dirigenti. Un percorso sbagliato, che si è
avviato dai partiti e si è arenato nei partiti.
Ora occorre ripartire, rimboccarsi le maniche e riaprire il cantiere.
L'unica costituente credibile è quella di un partito unico che raccolga e dia
cittadinanza a tutte le anime della sinistra, riconoscendole senza provare a
cancellarle.
Molti giovani come il sottoscritto avevano meno di dieci anni quando c'è stata la
"svolta della Bolognina", altri non hanno neppure conosciuto la tessera del PDS, se
non le ultime.
Non ho vissuto il Partito Comunista Italiano, ma conosco e rispetto naturalmente
quella storia e quella cultura che ha partecipato alla costituzione della Repubblica.

Ma conosco molto bene i valori del socialismo attuale, ad esempio, di quello
praticato da Zapatero in Spagna, per il riconoscimento dei diritti civili, per la laicità
della Stato, contro l'omofobia e per il rispetto del ruolo della donna, contro le
disuguaglianze sociali, ecc.
Il mio riferimento, quindi, è il socialismo europeo, è la cultura comunista italiana.
Non entro in contraddizione perché quello che vedo è il presente senza voltarmi
indietro, né con rabbia, né con nostalgia. I valori della sinistra sono tanti ed hanno
bisogno di essere aggiornati e riletti, ed anche chi non ha mai avuto tessere, ha il
sacrosanto diritto di portare il suo contributo.
Il processo unitario deve avere quindi la forma dell'acqua, ed il contenitore deve
essere plasmato da tutti coloro che credono nei valori della sinistra.
Le assemblee di Firenze e Roma sono la prova che possiamo iniziare un percorso
fuori dai partiti, che a mio parere devono solo garantire la sostenibilità del progetto
senza metterci le mani.
Pensiamo in grande e iniziamo nuovamente a sognare. Ma che siano sogni
realizzabili.
In tutta la penisola occorre ripartire dal rapporto con i cittadini, con assemblee,
manifestazioni e luoghi di confronto e discussione. Costruire un network unico di
associazioni, movimenti e partiti, in tutti i luoghi, ognuno con la propria identità ma
tutti uniti sotto un'unica bandiera.
C'è tanta voglia di partecipazione che viene soppressa. Lanciamo le primarie, o
inventiamoci un altro strumento di partecipazione, per la scelta della leadership.
Attiviamo da subito un profondo ricambio generazionale, ponendo come parola
d'ordine la meritocrazia. Modifichiamo il linguaggio incomprensibile da Novecento,
soprattutto per i giovani che non riescono a capire i messaggi.
Nel grande arcipelago della sinistra italiana ci sono anche troppi giornali o
settimanali, non è il caso di unire le forze e di far nascere un nuovo grande
quotidiano di qualità e di informazione indipendente? Non sarebbe un primo grande
segnale di cambiamento?
Sono sicuro che tutto questo ha bisogno di tempo e per chi è ancorato in alcuni porti
sicuri e riparati questa è fantapolitica. Eppure c'è davvero bisogno di cambiamenti,
altrimenti ci sarà nuovamente una sconfitta nel futuro della sinistra. Altro che falce e
martello.

Lettera pubblicata su Aprileonline.info 24 Aprile 2008

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