mercoledì 28 febbraio 2007

La Riforma Infinita della Giustizia Italiana

Il buon funzionamento della sistema Giustizia è un elemento di fondamentale importanza per garantire la certezza del diritto, ma non solo, la democrazia in generale. Il Paese si trova in un situazione molto preoccupante, il sistema giurisdizionale italiano non migliora affatto. Abbiamo già denunciato su questo sito l’inefficienza della giustizia italiana, e la situazione di grave disagio in cui si trovano a lavorare molti magistrati del Sud Italia.



Una quindicina di giorni fa si è concluso il Congresso di Magistratura Democratica, una delle maggiori associazioni in seno al CSM, il documento finale approvato dalla platea congressuale delinea chiaramente i malanni del sistema.

Si richiedono interventi nel processo penale, attraverso la modifica delle notifiche, nullità, snellimento degli adempimenti meramente formali e regime della prescrizione; mentre nel processo civile viene considerata l’ipotesi del processo telematico.

Nell’ambito del personale, vi è l’esigenza di una ridefinizione e semplificazione delle procedure che portano alle scelte principali in tema di designazione dei capi degli uffici, di trasferimenti, di procedimenti disciplinari e di incompatibilità e dell’abolizione del criterio di anzianità nella scelta dei capi ufficio. Inoltre, una maggiore tutela della salute e sicurezza sul lavoro.

Il Cepej, la Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia, nel suo ultimo rapporto, datato 2006, ha quantificato le risorse economiche per la giustizia in linea con gli standard europei, senza però considerare la tipologia e la lunghezza dei processi che avvengono nel nostro Paese. Una stima, generica ma comunque rappresentativa, sulla durata media di un processo al tribunale di Bari, secondo l’Istat, è di 1200 giorni, a Napoli di 800 giorni. Consideriamo inoltre, i processi per mafia, sia grandi che piccoli, che in alcune procure del Mezzogiorno sono rilevanti, anche per quanto riguarda la complessità e il numero di persone coinvolte. Il processo Spartacus, che ha visto imputati personaggi di spicco della criminalità organizzata casertana, ha coinvolto circa 150 persone, e si è concluso con 21 ergastoli e 90 condanne, un lavoro immenso per i magistrati, durato 7 anni. Quindi, per valutare se le risorse per la giustizia sono adeguate bisogna in primis considerare una serie di variabili molto complesse, che fanno dell’Italia un caso a parte.

Sconvolgenti sono le condizioni in cui vivono alcuni tribunali del Sud, ormai lo sanno anche le pietre che molti giudici sono costretti a sborsare di tasca loro i soldi per la benzina e la carta, ma in alcuni casi si è toccato veramente il fondo, tanto per citare si potrebbe parlare del Tribunale di Torre Annunziata in situazioni economiche disastrose, con un bilancio irrisorio di 10 mila euro annui per le spese di materiale d’ufficio; o della Procura di Santa Maria Capua Vetere, vicino Caserta, costretta ad affittare appartamenti in un condomino adiacente a cifre esorbitanti, con l’aggravante di un sottodimensionamento di organico a fronte di una popolazione di quasi un milione di abitanti. Caserta, infatti, è uno dei pochi se non l’unico capoluogo di provincia d’Italia a non avere un tribunale, con al presenza di criminalità organizzata ma senza una Direzione Distrettuale Antimafia.

Nella scorsa legislatura l’allora ministro Castelli cercò di riformare il sistema attraverso una legge che fu definita in termini negativi sia dalla stessa magistratura sia da una buona parte dei cittadini. Il dispositivo è stato bloccato fino a luglio 2007 principalmente per due punti fondamentali: la separazione delle carriere ed una serie di controlli sulla professionalità dei magistrati anche in sede di concorso. Nell’ambito dell’apertura dell’anno giudiziario, l’attuale Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, è riuscito almeno a riallacciare i rapporti tra Governo e Magistratura.

Il dibattito sull’infinita riforma della giustizia, ed in particolare sull’accesso alla magistratura è certamente importante, si tratta di avviare una serie di modifiche sul concorso, considerato per certi versi troppo teorico, ma poco selettivo professionalmente: un aspirante uditore giudiziario potrà conoscere per filo e per segno tutti gli articoli del codice di procedura penale, ma avrà in futuro la capacità di gestire professionalmente il suo incarico ?

In un primo momento si considerava l’ipotesi dell’inserimento di selezioni psico-attitudinali, ma su questo punto credo che bisogna prestare molta attenzione, non si deve mettere a repentaglio l’aspetto meritocratico che ha scandito finora la fase concorsuale.

Alla giustizia italiana va quindi prestata maggiore attenzione, soprattutto per il futuro, dato che per adesso Prodi sembra abbia altro da fare, sarà sicuramente il prossimo governo a "mettere mano", ma la questione va affrontata e molto presto, devono essere razionalizzati i stanziamenti, migliorati i servizi, assunti nuovi magistrati, modificare il cursus honorum della carriera interna.

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